L’EVASIONE

Ricordo ancora la domanda che ci fece il professore di Filosofia il primo giorno

di Liceo:<< A che serve studiare? Chi sa rispondere?>>.

Qualcuno osò rispostine educate (<<a crescere bene…>>, <<a diventare brave 

persone…>>).

Niente, scuoteva la testa. Finchè disse:<<Ad evadere dal carcere>>.

Ci guardammo stupiti. <<L’ignoranza è un carcere>>. Ci guardammo stupiti.

<<L’ignoranza è un carcere – aggiunse -. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare.

In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo.

Non sarà facile, vi vogliono stupidi ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto.  E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?>>.

Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti 

capisce un testo. 

E penso agli altri 19, che faticano ad “evadere” e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza.

Uno Stato democratico deve salvarli perché è giusto.

E perché il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.